Gesù: Il più grande ribelle della Storia by Alois Prinz

Gesù: Il più grande ribelle della Storia by Alois Prinz

autore:Alois Prinz [Prinz, Alois]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Nonfiction, General, Biography & Autobiography, Historical, Religious, Juvenile Fiction, Religion, Bible Stories
ISBN: 9788858816592
Google: WzG5AgAAQBAJ
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2014-01-27T23:00:00+00:00


8

Il mite ribelle

Gesù rimase quasi sempre in Galilea e si allontanò raramente dalla regione. Secondo gli evangelisti Matteo, Marco e Luca – chiamati “sinottici”, perché i loro racconti sono simili – Gesù andò a Gerusalemme una volta sola, verso la fine della sua vita. Giovanni, che invece è molto diverso dagli altri tre, cita varie visite di Gesù nella capitale, di cui una proprio all’inizio della sua attività pubblica.

C’è però un fatto, avvenuto nel tempio, che viene riportato da tutti e quattro i Vangeli: un incidente che ci mostra un Gesù completamente diverso da quello descritto finora. Il Nazareno, di solito così comprensivo, che combatte solo con le parole e sembra incapace di qualsiasi forma di violenza, improvvisamente diventa aggressivo e violento. Tutto si svolge durante la festa di Pasqua a Gerusalemme, per la quale ogni anno giungono in città migliaia di pellegrini. Mentre entra nell’immenso cortile del tempio, Gesù vede i tavoli e le bancarelle dei cambiamonete, le gabbie e i piccoli recinti con le colombe e le pecore che venivano vendute per i sacrifici (Gv 2,13-22).

Di fronte a questo commercio legato alle cose sacre, Gesù viene colpito da sacro furore e comincia a rovesciare tavoli, sgabelli e gabbie, inizia a frustare con una corda i cambiamonete e i mercanti gridando loro di sparire, perché hanno fatto della casa di suo padre una baracca di ladri e un mercato.

Questo scatto d’ira fa naturalmente molto scalpore: la polizia del tempio interviene subito e le autorità ebraiche gli chiedono spiegazioni. Chi crede di essere per comportarsi così, come un iracondo profeta d’altri tempi? Gesù risponde: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Tutti i presenti le prendono come le parole di un matto: ci son voluti quasi cinquant’anni per costruire questo tempio e questo sconosciuto falegname di Nazaret lo vuole ricostruire in tre giorni? Che arroganza! Alcuni ebrei si ricorderanno di queste parole poco rispettose nei confronti della tradizione e le useranno più tardi contro Gesù.

Gesù non è una persona mite, tollerante e simpatica. Lo scatto d’ira al tempio dimostra che può anche arrabbiarsi e diventare combattivo: non è un angelo disceso dal cielo, ma un “vero” uomo che ha conosciuto tutti i sentimenti umani, dalla tristezza alla gioia, all’ira al furore. In ogni momento Gesù si affida in tutto e per tutto a Dio, in totale intimità con lui. Allo stesso tempo è un uomo reale, storico, che non può abbandonare il proprio destino umano rifugiandosi in una dimensione ultraterrena.

Con Gesù non siamo di fronte a un re che vuole provare sulla propria pelle come sia la vita dei sudditi e che perciò lascia il suo castello vestendosi come un uomo qualunque e mescolandosi alla folla: se l’esperienza diventa troppo difficile, troppo pericolosa o faticosa, questo re può sempre e in ogni momento abbandonare l’identità clandestina, tornare al proprio castello o rivolgersi ai suoi soldati. Nel caso di Gesù le cose stanno diversamente. Lui non ha alcuna possibilità di ritornare, per così dire, in un castello. Si mescola agli uomini, ma senza una via di fuga.



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